Un difficilissimo compito quello svolto da Riccardo Urbano nel territorio della Majella Madre. Sì, Madre. E, infatti, ti viene incontro nel segno luminoso di un abbraccio. La Majella accoglie ma il Gran Sasso no. Ti sfida. La Majella è il paesaggio dell’anima in cui la spiritualità e la storia si uniscono in una sintesi armoniosa. Cola Di Rienzo vi trovò la sua “ PATRIA “. Ovidio ne cantò la bellezza e Celestino V vi ha lasciato scritto il “Poema della sua santità”. È pensando a lui, Papa non del “ gran rifiuto” ma del “gran Perdono” che Petrarca nel “ De vita solitaria” definì la Majella come la “domus CHRISTI “.
Riccardo Urbano deve essere innamorato della montagna per cimentarsi in una simile ricerca, non bastano la forza e l’agilità delle gambe per raggiungere grotte, anfratti ... dopo aver camminato su crinali e su scoscesi sentieri, ma occorre avere anche tanta passione per la montagna e la capacità di lasciarsi attrarre dalla sua smagliante bellezza. Per coglierla è necessario, infatti, abbracciarla con uno sguardo di amore. Le realtà meravigliose esistono ancora ma il guaio è che scarseggiano le persone capaci di meravigliarsi e l’essere umano non perirà per mancanza di mezzi economici ma per mancanza di stupore.